E’ stata una settimana intensa e positiva per i mercati finanziari e l’Italia. Vediamo insieme cosa è successo
e come hanno reagito i mercati.
L’inflazione continua a scendere
Partiamo dall’inflazione che è stata il principale market mover della settimana. L’inflazione continua a scendere, sia
in Europa che negli Stati Uniti, e questa è una buona notizia per il portafoglio dei cittadini. Un’inflazione che scende
significa una minora perdita di potere d’acquisto a parità di salario e altre entrate economiche.
Italia
A ottobre 2023, l’Indice Nazionale dei Prezzi al Consumo (NIC) ha sorpreso gli analisti con una diminuzione mensile dello
0,2% e un aumento annuale del 1,7%, contro le aspettative iniziali dell’1,8%. I dati, riportati dall’ISTAT, rivelano
un’inversione di tendenza significativa rispetto al mese precedente, quando l’inflazione era del +5,3%.
In parte, la drastica discesa è attribuita alla diminuzione dei prezzi, con particolar riferimento ai beni energetici e
i beni alimentari. Ricordiamo però che il salto da 5.7% a 1.7% è anche frutto di una distorsione statistica per via
del confronto con Ottobre 2022, quando l’inflazione fu eccezionalmente alta (vedi newsletter del 4 Novembre 2023).
L’inflazione acquisita per il 2023 si attesta al +5,7% per l’indice generale e al +5,1% per la componente di fondo.
Che cos’è l’inflazione acquisita?
La differenza tra l’inflazione acquisita (5,7%) e la variazione su base annua (1.7%) risiede nella metodologia di calcolo
e nel periodo di riferimento considerato.
L’inflazione su base annua si riferisce all’aumento percentuale dei prezzi rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Quindi, quando si afferma che l’inflazione su base annua è del 1,7%, si sta confrontando i prezzi di ottobre 2023 con
quelli di ottobre 2022. Nello specifico, l’indice NIC aveva un valore di 118,1 a Ottobre 2022 mentre registra un valore di
120,1 a Ottobre 2023, quindi ha subito un incremento del 1,7% (118,1 + 1,7% = 120,1).
D’altra parte, l’inflazione acquisita include l’inflazione che ciascun anno eredita dal precedente. L’inflazione
acquisita viene calcolata partendo dalla media dell’indice per l’anno precedente (2022) e dalla media dell’indice dell’anno
corrente (2023), assumendo che l’indice resti costante nei restanti mesi. Da questi dati l’inflazione acquisita viene
calcolata come ((media 2023 / media 2022) * 100) - 100. Essendo basata sulla media dell’anno precedente, e non sul valore
a Dicembre 2022, l’inflazione così calcolata eredita anche una parte di inflazione acquisita dal 2022.
Un esempio pratico? La media dell’indice NIC mensile del 2022 è di 113,24. La media dell’indice NIC mensile del 2023,
assumendo che i valori di Novembre e Dicembre saranno uguali a Ottobre, è di 119,69. L’inflazione acquisita per il 2023
è pari a ((119,69 / 113,24) * 100) - 100 = 5,7.
Stati Uniti
L’inflazione negli Stati Uniti scende oltre le aspettative a 3,2% a Ottobre. I dati sui prezzi al consumo mostrano
una crescita del 3,2% su base annua, leggermente al di sotto delle aspettative del 3,3%. In confronto, il tasso di
inflazione era del 3,7% nei 12 mesi fino a settembre.
Gli analisti divergono sull’impatto. Gregory Daco, economista capo di EY Parthenon, ha commentato: “In generale, è un buon
rapporto. Penso che questo rassicurerà i decisori della Fed, che sono fortemente dipendenti dai dati, che la politica
è sufficientemente restrittiva per riportare l’inflazione al 2%”.
Tuttavia, Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, è stato più cauto, avvertendo che la Fed potrebbe dover fare di più per
controllare i prezzi, sottolineando che “teme che l’inflazione potrebbe non sparire così rapidamente”.
Perchè osservare l’inflazione oltreoceano?
I mercati europei seguono con attenzione l’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti per diverse ragioni che influenzano
direttamente l’economia globale.
Innanzitutto, gli Stati Uniti rappresentano la più grande economia del mondo, e le loro dinamiche economiche hanno un impatto
significativo sui mercati finanziari internazionali. Le variazioni dell’inflazione negli Stati Uniti possono influenzare
le decisioni delle banche centrali europee e avere effetti sulle politiche monetarie globali.
Le relazioni commerciali strette tra gli Stati Uniti e l’Europa rendono cruciale monitorare l’inflazione americana.
Variazioni nell’inflazione possono influenzare i tassi di cambio tra le valute, influenzando a loro volta le esportazioni
e le importazioni tra le due regioni.
Inoltre, gli investitori europei prestano particolare attenzione alle decisioni della Federal Reserve degli Stati Uniti in merito
ai tassi d’interesse. Le politiche della Fed possono avere un impatto sui rendimenti obbligazionari, sul valore del dollaro
e sulla fiducia degli investitori, il che a sua volta può influenzare le decisioni di investimento nei mercati europei.
L’impatto dell’inflazione sui mercati
I mercati hanno reagito positivamente ai dati sull’inflazione. Le Borse europee hanno archiviato una settimana positiva,
trainate dalla convinzione che le banche centrali abbiano frenato l’ascesa dei tassi.
Sul fronte valutario, l’euro ha rafforzato la sua posizione sul dollaro con un aumento dell’1,8% nella settimana,
posizionandosi a 1,088 dollari. Gli investitori continuano a monitorare da vicino i dati economici e le mosse delle banche
centrali, alimentando speranze di un imminente taglio dei tassi di interesse.
Di riflesso, i rendimenti delle obbligazioni sono in calo. Il rendimento netto annuo del BTP a 1 anno è sceso dal 3,16%
al 3.07%, mentre il rendimento netto del decennale di riferimento è sceso da 3,73% al 3.54%.
Il grafico sottostante mostra come varia il rendimento annuo dei BTP a tasso fisso in base al loro tempo residuo:
Dati aggiornati a 20 Novembre 2023.
Il rendimento netto viene calcolato assumendo che il BTP venga acquistato oggi al prezzo di mercato
e tenuto fino a scadenza, e tiene conto dell’eventuale tassa sul capital gain del 12.5% e
dell’imposta di bollo del 0.2% annuo.
E negli Stati Uniti?
Copione simile negli USA, dove abbiamo visto un calo significativo dei rendimenti del Tesoro e a un aumento delle azioni
di Wall Street.
Il rendimento del Tesoro a due anni, sensibile ai tassi d’interesse, è sceso dello 0,21% a 4,83%, mentre il rendimento del
benchmark del Tesoro decennale è sceso al minimo di tre mesi al 4,43%, per poi risalire leggermente all’0,18% inferiore al 4,45%.
D’altra parte, l’annuncio dei dati sull’inflazione statunitense ha portato l’S&P 500 a registrare un aumento del 1,9%,
la sua più grande crescita giornaliera dallo scorso Aprile, mentre il Nasdaq Composite ha guadagnato il 2,4%.
Il dollaro si è indebolito.
Cosa significa per gli investitori?
Gli investitori hanno accolto con favore la lettura dell’inflazione più debole del previsto, alimentando le speculazioni
sul fatto che le banche centrali, tra cui la Fed, abbiano concluso l’era di aumenti dei tassi di interesse.
Tuttavia, la cautela è di rigore. Jay Powell, presidente della Fed, ha dichiarato la settimana scorsa che la banca centrale
non si lascerà “ingannare da alcuni buoni mesi di dati” e potrebbe stringere ulteriormente la politica monetaria se necessario.
E infine Moody’s
L’agenzia di rating Moody’s ha rivisto al rialzo l’outlook sull’Italia, fornendo un respiro di sollievo ai mercati
finanziari. Sebbene il rating sia confermato a Baa3, il più basso tra i giudizi di investment grade, l’outlook è stato
migliorato da “negativo” a “stabile”.
Il downgrade avrebbe potuto spingere l’Italia nel temuto livello “junk”, o “spazzatura”. La decisione di Moody’s di abbassare
l’outlook da stabile a negativo era stata presa dopo la caduta del governo Draghi nel luglio del 2022, aumentando il rischio
di una bocciatura sul debito pubblico.
L’importanza di questa revisione risiede nel fatto che evita di aggiungere incertezze sul debito italiano. La conferma
dell’outlook positivo permette di continuare la fase di decompressione, influenzata anche dal calo dell’inflazione.
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