Il quadro economico globale del 2023 e oltre: tendenze, sfide e prospettive
Il quadro economico globale del 2023 e oltre: tendenze, sfide e prospettive
L’economia mondiale si è trovata di fronte a una serie di sfide significative nel 2023, con l’inflazione e le prospettive
di crescita più basse al centro dell’attenzione.
L’OCSE ha recentemente pubblicato un aggiornamento dell’outlook 2023
che andiamo a riassumere in questo articolo. In particolare, analizziamo i principali sviluppi in diverse regioni del mondo,
concentrandoci sulle dinamiche dell’Unione Europea (UE), degli Stati Uniti, della Cina, e consideriamo gli impatti potenziali
dei conflitti geopolitici in corso, in particolare tra Hamas e Israele.
Inflazione, tassi di interesse e geopolitica nel 2023
Il mantra “Più alti, più a lungo” descrive la situazione globale dei tassi di interesse e dell’inflazione, secondo
l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). Anche se l’inflazione sta rallentando, rimane una
“fonte di preoccupazione”, accentuata dall’indebolimento dell’economia globale.
L’analisi sottolinea che un potenziale ampliamento del conflitto tra Hamas e Israele potrebbe avere impatti significativi sui mercati
energetici e commerciali globali. Ciò potrebbe innescare un riprezzamento dei rischi sui mercati finanziari, con ulteriore
frenata della crescita e aumento dell’inflazione.
Le pressioni sui costi, gli aumenti dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, insieme a segnali di aspettative di
inflazione più elevate, potrebbero costringere le banche centrali a mantenere i tassi di interesse più alti, generando
tensioni aggiuntive sui mercati finanziari.
Tuttavia, l’OCSE ribadisce anche che, in assenza di ulteriori pressioni sui costi, ci si aspetta che l’inflazione
torni a livelli coerenti con gli obiettivi delle banche centrali (ovvero vicino al 2%) nella maggior parte delle principali
economie entro la fine del 2025.
In particolare, l’OCSE prevede per l’Italia un’inflazione al 2.6% nel 2024 e al 2.3% nel 2025. L’inflazione annua media
tra tutti i 36 Paesi dell’OCSE è attesa in graduale discesa al 5,2% nel 2024 e al 3,8% nel 2025, rispetto al 7,0% registrato nel 2023.
La sfida della debole crescita economica in Europa
L’Eurozona sta affrontando sfide particolarmente difficili, con una crescita del PIL stimata dello 0,6% nel 2023 e dello
0,9% nel 2024. La Germania, principale locomotiva economica, è in stagnazione, mentre l’Italia e la Francia vedono una
marcata decelerazione.
La Spagna, invece, mostra una crescita del PIL più robusta, stimata al 2,4% quest’anno. Tuttavia, l’organizzazione avverte che
l’inasprimento della politica monetaria nell’Eurozona potrebbe ancora manifestare pienamente i suoi effetti sull’attività
economica.
Uno dei segnali più preoccupanti è rappresentato dall’incremento dei fallimenti aziendali. Secondo l’OCSE, le imprese
si trovano sotto una crescente pressione a causa dell’aumento degli oneri finanziari, dei criteri di credito più rigidi e,
in molti casi, di una brusca diminuzione delle vendite.
Negli Stati Uniti, invece, l’economia sembra più forte del previsto, con una crescita del PIL prevista al 2,4% nel 2023
e all’1,5% nel 2024. La principale differenza con l’Europa è attribuita all’effetto più pesante della guerra in Russia e
alla crisi energetica che ha colpito l’Europa.
Numeri simili, anche se leggermente più alti, quelli forniti dalle stime sulla crescita del PIL recentemente pubblicati
dalla Commissione Europea, che vede il PIL dell’Euro zona al 1,2% nel 2024 e al 1,6% nel 2025:
Uno sguardo più approfondito all’Italia
L’economia italiana si trova di fronte a sfide significative nei prossimi anni, con previsioni di crescita del PIL che
indicano una modesta ripresa dopo un periodo difficile.
Crescita economica
Il PIL dovrebbe rallentare al 0,7% sia nel 2023 che nel 2024, per poi salire modestamente al
1,2% nel 2025. Questo rallentamento è attribuibile a vari fattori, tra cui la bassa crescita salariale e l’alta inflazione,
che hanno eroso i redditi reali.
Le condizioni finanziarie stringenti, la riduzione del sostegno fiscale legato alla crisi energetica e il serrato controllo
dei consumi privati e degli investimenti hanno un impatto significativo sull’economia.
Inflazione, tassi e sostegno fiscale
Sebbene siano previste una diminuzione dell’inflazione e tagli mirati alle imposte sul reddito, non si prevede che compensino
completamente queste pressioni negative. I rischi sono orientati al ribasso, con la possibilità di un aumento inatteso delle
condizioni finanziarie o dei premi di rischio sui titoli di Stato italiani.
Il costo dei prestiti per famiglie e imprese sono notevolmente aumentati, con tassi che hanno raggiunto il 4,2% sui mutui
e il 5,3% sui prestiti alle imprese non finanziarie a settembre.
Impatto sulle Imprese
L’aumento dei costi di finanziamento ha colpito le imprese, con una crescita più lenta dei nuovi prestiti e un aumento dei
fallimenti aziendali. Questo è un segnale preoccupante.
La crescita debole è evidente nei recenti dati del terzo trimestre, con indicatori come la produzione industriale e le
vendite al dettaglio che rimangono deboli. Tuttavia, l’occupazione rimane solida, con una crescita dell’occupazione
e dei salari nominali che potrebbero sostenere la crescita nel quarto trimestre del 2023.
Influenza dei prezzi dell’energia
La diminuzione dei prezzi internazionali dell’energia ha contribuito a ridurre l’inflazione, ma l’aumento dei prezzi del
petrolio potrebbe rallentare questa tendenza.
I modelli macroeconomici indicano che un aumento dei prezzi del petrolio di 10 dollari al barile potrebbe far salire
l’inflazione globale di 0,2 punti percentuali nel primo anno, rallentando contemporaneamente la crescita dell’0,1 punto
percentuale.
Il mantra “Più alti, più a lungo” non convince gli analisti
Diversi gestori patrimoniali e analisti hanno recentemente dichiarato che per le banche centrali inizia ad essere difficile
continuare a sostenere la narrativa dei tassi “Più alti, più a lungo”. La traiettoria discendente dell’inflazione sta portando
gli analisti a ritenere che nel 2024 potremmo iniziare a vedere una riduzione dei tassi di interesse.
Se queste analisi si rivelassero corrette, allora il rischio di investimento in titoli obbligazionari a breve termine
è in aumento e potrebbe aver senso reinvestire i titoli di Stato in scadenza con titoli con una duration più lunga.
In questo modo, il portafoglio dovrebbe beneficiare maggiormente di guadagni in conto capitale, cioè del rialzo dei
prezzi delle obbligazioni, in caso di tagli dei tassi di interesse.
Considerando lo scenario macroeconomico incerto, gli analisti continuano a preferire obbligazioni di qualità, ovvero
titoli di Stato delle economie sviluppate e obbligazioni societarie Investment Grade.
Tasso di interesse reale al 2,1% negli Stati Uniti
I tassi di interesse reali negli Stati Uniti sono già aumentati considerevolmente, raggiungendo ad Ottobre il picco del 2,5%.
Questi valori sono drasticamente al di sopra della media ventennale e in linea con i massimi del ciclo 2005-2007. Quanto è
ragionevole che possano crescere ulteriormente?
Novità: grafico del rendimento netto di BTP e Treasury USA
La scorsa settimana abbiamo lanciato una nuova funzionalità sul sito di Oltre Risparmio: il grafico del rendimento netto.
Trovate il grafico nella pagina di dettagli di ciascun BTP e Treasury USA. Ad esempio, il grafico seguente mostra il prezzo
di mercato e rendimento netto del BTP Tasso Fisso 4.35% Scadenza 01/11/2033:
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